Sentiamo spesso parlare di abuso edilizio, ma sappiamo davvero tutto ciò che lo riguardo? Quand’è che avviene? Cosa è esattamente? Cosa rischia legalmente chi lo commette? E alla fine, se decidiamo di sanarlo, come possiamo fare e quanto costa?
Che cos’è l’abuso edilizio
L’abuso edilizio avviene quando si attua un intervento senza il permesso e senza dichiarare l’inizio dell’attività.
“Si ha un abuso edilizio quando si consegue un’opera edilizia, che può essere sia una costruzione su un suolo non edificabile, senza approvazione, o un ampliamento del volume o della superficie, o qualsiasi modifica alla sagoma di un edificio preesistente, senza alcuna approvazione”.
L’abuso edilizio, quindi spazia dalla costruzione di un’opera da zero a una piccola modifica al progetto presentato. Si, perché anche se abbiamo tutti i permessi e abbiamo dichiarato l’inizio dell’attività, ogni modifica, anche minima, al progetto presentato va richiesta e approvata.
Inoltre, dobbiamo avere tutti i permessi nel momento stesso in cui iniziamo i lavori, non possiamo terminarli in corso d’opera. Per iniziare qualsiasi lavoro edilizio abbiamo bisogno della Dia (dichiarazione di inizio attività). Senza di essa tutto ciò che stiamo realizzando non è nient’altro che abuso edilizio.
Cosa succede se commettiamo un abuso edilizio?
Cosa succede nel momento in cui le autorità competenti vengono a sapere che si trovano di fronte ad un abuso edilizio? Essi ne richiedono la demolizione o la distruzione. Una volta giunta l’ingiunzione al proprietario dell’immobile, del terreno o al responsabile dell’attività edilizia in corso, questo deve ripristinare lo stato dei luoghi, così come era in principio o così come dichiarato sul progetto iniziale, entro un termine massimo di 90 giorni.
Se si supera questo termine il bene diventa automaticamente e gratuitamente di proprietà del comune. Quindi, in poche parole l’abuso edilizio porta alla conseguente perdita del bene e del terreno su cui esso si trova.
Ma questo non è nemmeno ciò che di peggio possa capitare al proprietario o al responsabile. Infatti, l’abuso edilizio è un reato e, come tale, punibile con multe salate e addirittura con l’arresto.
Come sanarlo?
Se ci rendiamo conto che abbiamo commesso un abuso edilizio o se ci arriva l’ingiunzione di sanarlo, siamo ancora in tempo per rimediare, ma come?
In molti casi si può semplicemente ricorrere a una sanatoria, per rimediare all’errore commesso, grazie all’accertamento di conformità. L’accertamento di conformità richiede la doppia conformità, il tutto riportato nel art. 36 del Testo Unico dell’Edilizia.
“Il responsabile dell’abuso, o l’attuale proprietario dell’immobile, possono ottenere il permesso in sanatoria se l’intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento di realizzazione dello stesso, sia al momento della presentazione della domanda.
Il rilascio del permesso in sanatoria è subordinato al pagamento, a titolo di oblazione, del contributo di costruzione in misura doppia, ovvero, in caso di gratuità a norma di legge, in misura pari a quella prevista dall’articolo 16. Nell’ipotesi di intervento realizzato in parziale difformità, l’oblazione è calcolata con riferimento alla parte di opera difforme dal permesso.
Sulla richiesta di permesso in sanatoria il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale si pronuncia con adeguata motivazione, entro sessanta giorni decorsi i quali la richiesta si intende rifiutata”.
Quanto costa sanarlo?
Ma quanto costa tutto ciò? Come gli abusi edilizi variano d’entità e, quindi, anche i costi delle sanatorie possono variare. In linea generale, per sanare opere interne agli immobili si paga una multa fissa di 1000 euro. Mentre per le opere esterne le multe possono variare molto, ma partono sempre da un minimo di 516 euro.
Ad essi va aggiunta la parcella di un professionista, di solito un geometra, che si occupa di presentare la domanda all’ufficio competente. Tale parcella può andare da un minimo di 500 euro a un massimo di 1500.