I DPC sono i Dispositivi di Protezione Collettiva, ossia quelli pensati per la collettività negli ambienti lavorativi e non per il singolo. Vediamo insieme cosa sono e quali sono.
Cosa sono i DPC
Sentiamo parlare spesso di DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), ma molto meno dei DPC (Dispositivi di Protezione Collettiva).
I dispositivi di protezione collettiva, così come quelli di protezione individuale, sono pensate per ridurre i rischi di infortunio e incidenti sui luoghi di lavoro.
Sono DPI “i sistemi che hanno lo scopo di agire in modo diretto sull’inquinamento biologico o chimico, prevenendo, riducendo o eliminando il rischio dell’esposizione dei tecnici di laboratorio e lo stesso ambiente interno ed esterno in cui si trova la collettività. Vengono definiti DPC, ovvero Dispositivi di Protezione Collettiva, diretti appunto a preservare la sicurezza”.
Normativa
La normativa che regola i DPC è il D.Lgs 81/08, il quale sancisce l’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione collettiva in ambienti lavorativi a rischio. Questi possono essere i lavori ad alta quota, i luoghi a rischio di contaminazione, ecc.
Il decreto sancisce anche la priorità dei dispositivi di protezione collettiva rispetto a quelli di protezione individuale. Questo particolare orientamento giuridico è stato sancito anche dalla Cassazione, in un’importante sentenza giuridica.
A cosa servono i DPC
I Dispositivi di Protezione Collettiva servono a proteggere i lavoratori o la collettività in alcuni ambienti e proteggono l’ambiente, i prodotti e le persone.
Nello specifico, proteggono l’ambiente perché garantiscono la sicurezza dei passanti, persone, bambini, animali o piante, proteggono l’ambiente e l’aria interna del luogo di lavoro e le aree circostanti.
Allo stesso modo proteggono i prodotti all’interno dei luoghi di lavoro e le persone che lavorano o che si trovano all’interno di quell’ambiente.
Da cosa proteggono
I DPC proteggono dal rischio di contaminazione, di infezione o di malattie, in determinati ambienti lavorativi. Ma proteggono anche dal rischio di caduta in alta quota.
Dopo il Covid molte regioni italiane hanno adottato anche le mascherine come dispositivi di protezione collettiva. Questo dispositivo è stato sempre considerato un DPI, ma in tempi recenti abbiamo appreso che esse, in realtà, proteggono non solo noi stessi, ma la collettività intera. Per questo alcune regioni italiane le hanno adottate come DPC.
In quali luoghi possiamo trovare i DPC
Possiamo trovare i Dispositivi di Protezione Collettiva in diversi ambienti, non solo in quelli lavorativi. Ecco alcuni esempi:
- Nelle scuole.
- Nelle università.
- Nei centri di ricerca.
- Nelle farmacie.
- Nei laboratori analisi.
- Nelle cliniche.
- Nelle strutture ospedaliere.
- Nelle aziende farmaceutiche.
- Nelle aziende chimiche.
Principali Dispositivi di Protezione Collettiva
Vediamo, infine, insieme quali possono essere dei DPC che possiamo trovare. Questi sono quelli più diffusi:
- Porte tagliafuoco: sono tra le più diffuse, in moltissimi ambienti lavorativi e nei luoghi pubblici.
- Reti di sicurezza: utilizzate soprattutto nel settore dell’edilizia.
- Dispositivi per l’estrazione di fumi e vapori: come le cappe di aspirazione nei ristoranti o le cappe per i vapori chimici dei laboratori.
- Rilevatori di fumo e antincendio.
- Sistemi di sterilizzazione.
- Lavaocchi di emergenza.
- Ponteggi: presenti soprattutto nel settore dell’edilizia.
- Gruppi di continuità.
- Corrimano nelle scale: obbligatori in tutte le realtà lavorative e in tutti i luoghi pubblici, a partire dalle strutture sanitarie e dalle scuole.
- Cappe di sicurezza microbiologiche: presenti soprattutto nei laboratori di ricerca medica, nei laboratori analisi più grandi e nelle aziende chimiche e farmaceutiche.
- Cappe per rischio chimico e biologico: presenti nei laboratori di ricerca.
- Parapetti provvisori: utilizzati nel settore dell’edilizia e nei lavori ad alta quota.
- Sistemi di ricambio dell’aria.
- Depuratore d’aria.