Se state pensando di ristrutturare casa vostra o di acquistare una casa che ha bisogno di qualche rinnovamento, non pensate solo al lato estetico. Considerate il miglioramento della prestazione energetica come un investimento: la decarbonizzazione degli edifici infatti è un progetto finanziato dall’Unione Europea con termine nel 2050.
Come migliorare la prestazione energetica a lungo termine
Sia che stiate pensando di usufruire del bonus del 110%, sia che si tratti semplicemente di ipotesi ancora lontane, prevedere una ristrutturazione che tenga conto anche del valore energetico, è fondamentale.
Il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri parla di arrivare ad avere edifici con emissioni zero entro il 2050. Ma com’è possibile? Nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima è stata introdotta una strategia a lungo termine con l’obiettivo di favorire e sostenere la ristrutturazione degli edifici residenziali. Il decreto copre poi anche gli edifici non residenziali sia pubblici sia privati.
Nel decreto è specificato poi che gli interventi dovranno essere anche convenienti al momento della loro realizzazione e anche in prospettiva nel futuro. Facciamo un esempio pratico: dovete cambiare la caldaia a metano perché la vostra si è rotta. Cosa fate? La cambiate con una simile oppure ne prendente una a condensazione che, anche se un po’ più cara, con il tempo garantirà un risparmio economico notevole nonché una riduzione importante di emissioni? Il decreto suggerisce proprio questo, non di considerare solo un risparmio economico nell’immediato, ma anche nel futuro.
Ma non è tutto, nel decreto è specificato anche che si dovranno utilizzare tecnologie informatiche intelligenti e favorire l’installazione di sistemi domotici. L’edificio non è quindi solo più una struttura, ma un elemento della comunità ecologica in grado di contribuire alla sostenibilità dell’ambiente circostante.
Le nuove regole per la certificazione dell’immobile
Il nuovo decreto quindi prevede che, oltre all’attestato di prestazione energetica (che valuta l’immobile su una scala che va dalla G alla A4), si aggiungeranno gli indicatori di prontezza degli edifici e di presenza di impianti smart.
Gli indicatori di prontezza sono rappresentati dal livello di prontezza e si riferisce all’utilizzo di tecnologie smart al suo interno. Il valore dell’impianto quindi sarà valutato anche in base alla predisposizione dell’edificio di poter ospitare impianti domotici e altre tecnologie innovative.
Mentre per quanto riguarda gli impianti smart si riferisce agli impianti di ricarica per le autovetture elettriche. In questo modo anche gli edifici contribuiranno alla diffusione della mobilità sostenibile.
Facciamo anche in questo caso un esempi pratico. Per edifici non residenziali di nuova costruzione che hanno più di dieci posti auto, durante una ristrutturazione dovranno abilitare un punto di ricarica ogni cinque posti.
L’obbligo però non vale per tutti, gli esclusi sono gli edifici di piccole e medie imprese e gli edifici che si trovano in zone in cui la stabilità della rete elettrica locale potrebbe essere messa a rischio da tali infrastrutture. Inoltre sono esclusi anche gli edifici per cui il costo dell’installazione delle colonnine di ricarica superi del 7% il costo totale dell’intera ristrutturazione.
Novità anche per i certificatori
Queste nuove norme introdurranno anche l’aggiornamento delle metodologie di calcolo per la prestazione energetica. Per questo motivo anche i requisiti professionali dei certificatori energetici cambieranno. Questi ultimi dovranno così essere pronti a gestire adeguatamente le nuove richieste di certificazione degli immobili. Fate attenzione quindi a chi scegliete, sopratutto ora che sono appena state aggiornate le normative a riguardo. Una certificazione non completa può comportare rischi a livello legale, anche in fase di vendita dell’immobile.